presentazione
2. Il silenzio interiore: Il bianco

 

La maschera è una faccia finta. Ma se per definire maschera dobbiamo chiamarla faccia dovremo andare a specificare il concetto di faccia, di volto ecc. Tratto da “Vocabolario della lingua italiana Zingarelli” ( 1973) Faccia: Parte anteriore della testa dell'uomo, in cui hanno sede gli organi della vista, dell'olfatto e della parola. All'inizio , quindi bisognerà costruire una faccia senza niente, senza rughe che le danno gli anni , senza le linee che le dipingono il carattere. Ad esempio una faccia sorridente ha gli zigomi alti poiché ha i muscoli abituati a contrarsi, al contrario di una faccia triste i cui lineamenti spingono verso il basso. Bisognerà non essere impazienti per non rimanere leggeri ne troppo meticolosi per andare troppo pesanti. Bisognerà che l'artefice respiri a lungo un suo proprio silenzio per ottenere un bianco. Un semplice osso di sostegno per mettere muscoli, vene e infine pelle. Per ottenere questo silenzio è necessario partire dal buio, rimanere ciechi, in un mondo di luci, sentirsi guardati ma sapendo di non essere noi pur sapendo di esserlo.

La maschera bianca, o anche maschera funebre, vista la sua somiglianza con alcuni tipi utilizzate proprio per seppellire i morti, è la strada da cui bisogna passare per comprendere il rito del materiale cuoio. Bisogna stare in pace, essere da soli in mezzo alle persone, sentirsi toccati e toccarsi, riscoprire quel senso di non riconoscere se stessi. Bisogna prima di mettere o fare la maschera , togliere la propria e lasciarla. Guardarsi ad un specchio che non rappresenta la realtà consueta ma un mondo con altri colori, altre profondità, altri modi per rivedersi e comprendersi. Questo chiaramente non può essere un passaggio che si possa far da soli, ma necessita del contatto del calore corporeo, necessita di una guida che aiuti nel momento della cecità e completa impotenza. Questa è la prima operazione da fare per costruire il bianco, il silenzio interiore che si attua facendosi condurre. Vi sono innanzitutto due persone che chiameremo attivo e passivo. La persona che è passiva sta disteso su un piano, possibilmente comodo visto che ci dovrà rimanere dai 30 ai 40 minuti, senza braccia ne gambe accavallate, con un cuscino, rilassato. L'attivo invece dovrà essere aperto, caldo, come se stesse accudendo un bambino. Comincerà spargendosi le mani con un olio, bene ci si trova con l'olio di vasellina che si dice faccia anche bene per la pelle, ma si potrà usare anche qualsiasi altro tipo di olio. L'importante è che nulla di ciò che andremo a mettere nella faccia del passivo si attacchi provocandogli fastidio o dolori durante lo staccamento della maschera.

Il massaggio che andrà a fargli sulla faccia serve sia come stesura dell'olio ma serve anche per imprimere una sorta di memoria di movimenti nelle dita, di visione delle parti alte del viso come di quelle basse. Serve per andare a conoscere , quindi si andrà a mano aperta, sicuri sugli occhi e sulla bocca, senza imbarazzi ma quasi da una parte, per far piacere e dall'altra per riscontrare e memorizzare ciò che andrà a sparire nella successiva fase. Dopo aver sufficientemente distribuito l'olio, l'attivo poserà dei piccoli pezzetti di carta leggera, noi solitamente usiamo la carta di cotone o ad essa similari per aver maggiore agilità di staccatura sulle parti più sensibili della pelle quale occhi e bocca e sulle parti dove vi è qualsiasi tipo di peluria. Per posarla la si bagna, questa bagnata garantisce la morbidezza necessaria per seguire la pelle. Una volta applicata la carta bagnata è la volta delle bende gessate. Queste sono rotoli di garze per infortunistica precedentemente gessate all'interno degli intrecci del tessuto. Bagnate a pelo d'acqua, dal lato che si appoggerà sul viso divengono morbide come stracci e appiccicose grazie al gesso rivitalizzato. In farmacia e ortopedia in Italia e in Brasile ne abbiamo riscontrata la presenza anche a modici prezzi. Il rotolo lo si tagli in fasce che abbiano la lunghezza del volto e lungo gli zigomi vi si effettua un secondo taglio che li seguano. Fatti i tagli e bagnate una alla volta vengono stese sul volto cercando di far aderire il più possibile la garza al viso. Per fare questo ci si potrà bagnare le dita in modo da sciogliere maggiormente il gesso e cercando di spalmarlo il più possibile lungo il reticolato della benda.

Per facilitare il lavoro si è soliti iniziare dalla fronte e continuare con le guance e zigomi. Poi chiudere il mento e la parte bassa .Le bende centrali quella degli occhi e del naso, e quella della bocca non andranno a coprire le narici, affinché in questo primo passaggio non disturbano la respirazione. Questa operazione andrà fatta almeno per tre strati compatti di garze, in cui la posa finale è la parte inferiore del naso ritagliando i piccoli scarti dei tagli precedenti. Maggiore il livello di conoscimento del dettaglio, maggiore la resa. E' possibile, infatti, che si vengano a creare dei piccoli sfaldamenti di piano da uno strato all'altro, questo accade se si fanno accidentalmente strati in più, anche per soli pochi millimetri, dal fatto che la parte finale della bende si sfilacci, o dalla troppa quantità d'acqua utilizzata che fa colare il gesso in gocce che si seccano. Questi problemi si risolveranno nella parte finale del lavoro. Giunti alla fine si attende l'asciugatura delle garze grazie al calore esercitato dal passivo che scaldando l'acqua facilita l'asciugatura del gesso .

Il processo dura mediamente una ventina di minuti. A proposito del riscaldamento delle bende, ci sono scuole di arte-terapie che suggeriscono una lettura nei tempi di asciugamento di questo gesso, affidando una particolare malattia ad ogni parte del viso, nella casistica di asciugamento più rapido di una dall'altra zona del volto. Quando tutto è solido si passa allo staccamento. Il passivo soffia aria dalla bocca per facilitare l'operazione, l'attivo prendendo la maschera all'altezza delle tempie la solleverà lentamente, facendo scivolare le dita sino allo strappo del mento. Il passivo potrà stare ancora qualche minuto disteso con gli occhi chiusi. L'attivo con una forbice taglia i bordi in eccesso e quelle zone in cui lo strato non è idoneo al volto. Ultimo atto sarà una passata di colla bianca, il vinavil, o qualsiasi altra colla plastica sia all'interno che all'esterno creando una superficie omogenea grazie all'uso del pennello. Il taglio degli occhi avviene tramite misurazione e forbice come ultima rifinitura. Sopra le garze come passata finale si possono usare anche altre tipi di materiali, quali, vernici acriliche, flatting, colla impastata col gesso, ecc. Con questo abbiamo svolto il primo passaggio per giungere alla maschera in cuoio. Abbiamo perso e ricomposto il nostro volto come il cuoio farà con noi in seguito. La maschera bianca ha la possibilità di divenire un ottimo calco se riempito di gesso segatura e colla, le quali lasciate seccare divengono un composto idrorepellente su cui i chiodi fanno presa e la battitura è effettuabile. Rischia solo delle modificazione con il troppo uso.